Jean Rhys: la scrittura come sortilegio

Caraibica (padre gallese e madre creola), Ella Gwendolin Rees Williams – poi conosciuta con lo pseudonimo di Jean Rhys – nasce a Roseau nel 1890.

QuiIn mezzo al nulla. Avrà una vita assurda, degna dei migliori romanzi.

SPOILER: no, non finisce bene.

A 16 anni va a vivere a Parigi per tentare la carriera di ballerina. Non riesce. Si trova sola, senza un soldo. Ma ha un talento: la scrittura. In questi anni conosce: 1) l’alcol; 2) Ford Maddox Ford. Scrive: vedono la luce Quartetto, Addio, Mr Mackenzie e Buongiorno, mezzanotte. Negli stessi anni: si sposa con il giornalista-spia Jean Lenglet (da cui ha due figli – un maschio morto poco dopo la nascita e la figlia Maryvonne), divorzia, sposa l’editore Leslie Tilden-Smith. Dopo la morte del secondo marito si sposa per la terza volta con l’avvocato Max Hamer.

Poi il nulla. Jean Rhys scompare. Si pensa sia morta. (Ve l’avevo detto, eh, che sarebbe stato avventuroso).

Solo nel 1966 Jean Rhys rompe il silenzio durato quasi trent’anni. Lo fa con il suo CAPOLAVORO, Il grande mare dei sargassi, prequel di Jane Eyre, in cui si racconta la storia della prima signora Rochester. Se non avete letto mai nulla di Jean Rhys, iniziate proprio dalla sua ultima opera: vi stregherà.

Jean Rhys muore nel 1979, ormai vittima dell’alcol. Nei suoi libri affronta temi come il patriarcato, il matrimonio e la malattia mentale. Sono abissi di pura disperazione, affollati di donne al limite, alla deriva, raccontate con spietatezza. Potrò sembrarvi di parte, ma non importa: la scrittura di Jean Rhys è come il sortilegio di una fattucchiera. Leggetela e amatela. Non vi darà scampo.

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