Noi, figli di Roal Dahl

Nata nel 1964, la Fiera del Libro per Ragazzi è diventata, negli anni, un appuntamento immancabile per gli addetti ai lavori, riuscendo a catalizzare l’attenzione di editori provenienti dalle più diverse parti del mondo. Se dovessi racchiudere in una sola immagine la mia recente esperienza a Bologna non avrei alcun dubbio: sceglierei l’opera del portoghese André Letria, ammirata alla Mostra degli Illustratori. Con un tratto preciso e l’utilizzo di pochi colori, Letria raffigura un bambino intento a scostare una tenda e pronto ad affacciarsi su una giungla. Le molteplici sensazioni che ho avuto, una volta varcato l’ingresso della Fiera, sono state simili. Perché anche io, esattamente come quel bimbo raffigurato, stavo scostando una tenda e mi avviavo verso l’esplorazione di una giungla. Colorata, intricata, inesplorata. Ma pur sempre fatta di storie.

Nata nel 1964, la Fiera del Libro per Ragazzi è diventata, negli anni, un appuntamento immancabile per gli addetti ai lavori, riuscendo a catalizzare l’attenzione di editori provenienti dalle più diverse parti del mondo.

L’universo che si è aperto davanti ai miei occhi mi ha restituito il senso di un’editoria viva, vivace, pulsante. Un mondo parallelo – rispetto alla narrativa per adulti – contraddistinto da un linguaggio specifico, da caratteristiche e competenze ben definite. Fra molteplicità di case editrici, proposte, volti, stand, figure professionali e stimoli che sono andati a comporre questa mia prima visita a Bologna, ho scelto di provare ad avvicinarmi a una donna che racchiude in sé le differenti anime dell’editoria. Editor di narrativa straniera e autrice per Bompiani, ma soprattutto scrittrice e traduttrice per ragazzi, Beatrice Masini ha gentilmente risposto ad alcuni miei interrogativi. Ne è scaturita una piacevolissima chiacchierata a trecentosessanta gradi: sul suo doppio ruolo di autore ed editor, sulle competenze richieste per lavorare nei diversi settori dell’editoria, e sulla recente edizione del Premio Strega Ragazzi, indetta per la prima volta quest’anno dalla Fondazione Bellonci.

È più difficile scrivere per ragazzi o per adulti? Quale dei due pubblici è più esigente?

Nel mondo dei ragazzi puoi fare di tutto, sapendo che sono naturalmente aperti alla sperimentazione semplicemente non hanno storia delle storie, e sono pronti a stupirsi – ma devi anche ricordarti sempre questa stessa cosa, che non hanno storia, e quindi vanno rispettati di più, non giocati, non imbrogliati ricorrendo ad ammiccamenti o giochetti banali. E non vanno mai dimenticati per il gusto di scriversi addosso. Con gli adulti tutti questi scrupoli non ci sono.

Come vive il duplice ruolo di editor e autore?

Ci sono momenti in cui è più faticoso tenere insieme i due ruoli, quando il primo per ragioni di tempo e concretezza prevale sul secondo. Ma quello che scrivo in genere ha tempi di incubazione molto lunghi prima della scrittura vera e propria, e quindi alla fine la cadenza tra le due cose ha sempre un che di naturale. Non mi sono mai sentita in gara o in conflitto, comunque.

Editor, autrice, ma anche traduttrice… Come concilia le sue molte vite?

Vivendo veloce e dicendo qualche no.

Nel mondo dei ragazzi puoi fare di tutto, sapendo che sono naturalmente aperti alla sperimentazione semplicemente non hanno storia delle storie, e sono pronti a stupirsi – ma devi anche ricordarti sempre questa stessa cosa, che non hanno storia, e quindi vanno rispettati di più, non giocati, non imbrogliati ricorrendo ad ammiccamenti o giochetti banali.

Un commento sull’esperienza del “Premio Strega Ragazzi”. La volontà della Fondazione Bellonci di istituire questo nuovo premio può essere vista come un riconoscimento al valore e all’importanza di questo settore dell’editoria?

Senza dubbio. Arriva a valle di un periodo ormai abbastanza lungo di ricchezza e vivacità del mondo dei libri per ragazzi italiano, a mo’ di suggello. Credo e mi auguro che possa avere un buon effetto sulla diffusione della buona narrativa italiana all’estero, che è molto attento ai libri illustrati ma più cauto quando si tratta di acquisire i diritti di traduzione dei romanzi. Penso che dovrebbe anche sollecitare gli editori a coltivare autori letterari accanto a quelli di stampo esplicitamente commerciale: niente di male nei libri a vasta diffusione o di puro intrattenimento, ma c’è anche un altro modo di pensare storie e scriverle, e se un premio aiuta i romanzi di qualità a raggiungere un pubblico vasto è una bella cosa.

Le caratteristiche necessarie per lavorare nell’editoria per ragazzi e in quella per gli adulti. Un consiglio per chi vuole iniziare ad affacciarsi a questi due mondi.

L’editoria per ragazzi richiede una specializzazione maggiore, e più fine, credo, anche perché è fatta di tante editorie: illustrati, narrativa, divulgazione, tutto frammentato sulle fasce d’età diverse dei destinatari. Da zero a diciotto vuol dire molte vite. Non si può avvicinarla senza una passione autentica e una buona conoscenza di base della sua storia. Vero che i giovani aspiranti redattori ed editor di oggi in mezzo ai libri per ragazzi sono cresciuti, sono tutti figli di Roald Dahl, di Bianca Pitzorno, della Rowling: e questo rispetto a una ventina d’anni fa è un bel vantaggio.

L’editoria per ragazzi richiede una specializzazione maggiore, e più fine, credo, anche perché è fatta di tante editorie: illustrati, narrativa, divulgazione, tutto frammentato sulle fasce d’età diverse dei destinatari. Da zero a diciotto vuol dire molte vite.

Insomma, prendere parte alla Fiera del Libro per Ragazzi si è tradotto nella possibilità di avvicinarsi, seppur per un giorno solo, a professionisti dell’editoria internazionale, avvalendosi di consigli utili su cui ragionare per migliorarsi e acquisire competenze sempre più specifiche. Un’esperienza preziosa che mi ha condotto su un sentiero che non avevo mai preso in considerazione. Mostrandomi quanti chilometri di giungla inesplorata abbia ancora, gioiosamente, da percorrere.

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