Perdersi a New York. Storia d’inverno di Mark Helprin

Uscito negli Stati Uniti trent’anni fa, Storia d’inverno (Neri Pozza, traduzione di Adriana Dell’Orto, pp. 846, 18 euro), il capolavoro dello scrittore americano Mark Helprin, è stato riproposto dalla casa editrice Neri Pozza in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche dell’omonimo film. Il romanzo, che si dipana per tutto il Novecento, è innanzitutto una dichiarazione d’amore alla città di New York. Città che non solo fa da sfondo alle vicende narrate, ma che è anche un personaggio, un essere vivente, pulsante.

Come in un dipinto dalle tinte soffuse, nella frenetica e mutevole metropoli americana si muovono diverse figure i cui destini sembrano sfiorarsi, toccarsi ed infine incontrarsi come se fosse la città stessa a guidarli verso una meta comune. Nella molteplicità di personaggi e di storie che popolano l’universo creato da Mark Helprin, è possibile trovare un filo rosso che conduce a un ladruncolo, Peter Lake. Quest’ultimo, perseguitato da Pearly Soames, uno dei più temibili e pericolosi capi banda che imperversavano a New York agli inizi del Novecento, s’innamorerà perdutamente della fragile e incantevole Beverly Penn. Con l’aiuto di un potente cavallo bianco, Peter riuscirà a scappare dagli scagnozzi di Pearly e a viaggiare, nel tempo e nello spazio, con la speranza di potersi ricongiungere alla sua amata Beverly. Questa è solo una tra le numerose vicende dagli echi vagamente dickensiani, impreziosite da elementi fantastici e immaginifici, racchiuse in Storia d’inverno.

Come in un dipinto dalle tinte soffuse, nella frenetica e mutevole metropoli americana si muovono diverse figure i cui destini sembrano sfiorarsi, toccarsi ed infine incontrarsi come se fosse la città stessa a guidarli verso una meta comune.

Il rischio, in questo romanzo caleidoscopico, è perdersi. Ma è proprio questo che desidera l’autore: accompagnare il lettore per le strade affollate e liquide di New York, narrandogli una storia. E anche quando lo stesso lettore si sentirà come abbandonato, perso nella molteplicità di fili narrativi che compongono il testo, dovrà pazientare e avere fiducia nello scrittore. Perché, lentamente, con la stessa semplicità e potenza di una fiaba, ogni tassello andrà a ricomporre il puzzle incantato.

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