«Se gli altri fumetti sono poltrone, i suoi lavori danno il piacere, e la sofferenza, di distendersi sul lettino dello psicanalista». Time
Chi non si è sentito sperduto durante quel periodo decisivo (eppure così terribilmente sfuggente) che dai venti traghetta verso i trent’anni? Quel decennio in cui la realtà tende a fagocitare sogni e aspettative, e la vita adulta viene a chiederti il conto delle leggerezze commesse in passato? E mentre i tuoi amici macinano un successo lavorativo dietro l’altro, si sposano, fanno figli, tu sei ancora impantanato nell’ennesimo lavoro precario, e ti ritrovi sempre più spesso a bere e chiacchierare con qualche tizio conosciuto al bar (con cui magari finirai a letto) fingendo che il tempo non stia passando.
Accantonata la crisi di mezza età (è così out, e comunque prima bisogna arrivarci), ecco che spunta la quarter-life crisis, la crisi del quarto di vita. Se anche voi la state attraversando allora Amy, la protagonista del nuovo graphic di Paul Hornschemeier, La vita con Mr. Dangerous (Tunué, traduzione di Mario Capello, pp. 160, 19,90 euro), non potrà che risultarvi familiare. Ventisei anni, un lavoro da commessa di cui non è soddisfatta, una relazione vicina al capolinea, passa le serate ingozzandosi di puntate del suo cartone preferito, Mr. Dangerous, in compagnia di un gatto e di qualche sporadica telefonata a un amico lontano, Michael.
Accantonata la crisi di mezza età (è così out, e comunque prima bisogna arrivarci), ecco che spunta la quarter-life crisis, la crisi del quarto di vita. Se anche voi la state attraversando allora Amy, la protagonista del nuovo graphic di Paul Hornschemeier, La vita con Mr. Dangerous (Tunué, traduzione di Mario Capello, pp. 160, 19,90 euro), non potrà che risultarvi familiare.
Per darvi un assaggio del mondo di Amy, ho pensato di chiedere al traduttore, Mario Capello, cosa abbia significato confrontarsi con questo fumetto. Un’opera che, nel volgere di poche tavole, riesce a farti passare dalla cupa rassegnazione alla profonda commozione, regalandoti un inaspettato (e per questo dolcissimo) sorriso finale.
«Devo cominciare con una confessione (che non mi fa onore): quando mi è arrivata la copia di Life with Mr. Dangerous da tradurre e l’ho letto per la prima volta, ho sottovalutato il lavoro che mi aspettava. Sia chiaro, me ne sono innamorato. L’immaginario, la protagonista, i disegni di Hornschemeier, i suoi “vuoti”: tutto perfetto e vicino alla mia sensibilità. Ma le battute? Poche, e bene o male brevi. Mi son detto: che ci vuole?
Solo quando ho iniziato concretamente a lavorarci, ho capito il mio tragico errore. Perché non appena ci ho messo mano mi sono accorto quanto ciascuna di quelle battute fosse ponderata, soppesata, frutto di una rastremazione che mi ha fatto pensare al miglior minimalismo americano (secondo me siamo dalle parti di un Carver con happy ending o di una Ann Beattie). E, dunque, nel renderle, quelle battute, era necessario la stessa attenzione, la stessa pulizia. Non sono mai casuali. Non sono mai difficili – il senso è sempre trasparente. Ma si muovono su un registro particolarmente ostico: quotidiano, ma non colloquiale.
Amy potrà essere “solo” una commessa (ma che non esista una cosa come “solo” una commessa è uno dei punti nodali di questo graphic novel), ma è colta, istruita, appassionata nonostante la sua depressione latente. Ed è capace di autoironia – una dote che, per inciso, mi manca del tutto e con cui ho fatto fatica a sintonizzarmi (altra confessione che non mi fa onore, lo so)».
«Solo quando ho iniziato concretamente a lavorarci, ho capito il mio tragico errore. Perché solo mettendoci mano ho capito quanto ciascuna di quelle battute fosse ponderata, soppesata, frutto di una rastremazione che mi ha fatto pensare al miglior minimalismo americano (secondo me siamo dalle parti di un Carver con happy ending o di una Ann Beattie)».
«E poi, sparsi qua e là, c’erano i tranelli. Le battute frammentarie provenienti dalla Tv. Le battute di Contadino Greg – così dense nella loro ellitticità da risultare, queste sì, oscure, a tratti (grazie Alessandro!). Le didascalie che introducono i momenti in cui Amy ricorda il proprio passato.
Insomma, alla fine è stato un casino. Uno dei casini più gratificanti della mia vita. Perché La vita con Mr. Dangerous è un gioiello. Ho detto dei minimalisti. Ma, a dirla tutta, l’autore a cui mi ha fatto pensare più spesso, leggendolo, godendomi le tavole e la sua gestione del racconto, godendomi i suoi silenzi, è stato Pinter. E non mi sembra un paragone da poco.
Provate, e mi direte. E se lo leggete in italiano, abbiate un po’ di indulgenza per quest’umile traduttore che pensava che sarebbe stata una scampagnata…»