Nelle ultime settimane la mia quotidianità– come quella di tutti – è stata totalmente stravolta. Niente più treni presi o treni persi: la mia vita da pendolare si è fermata. È tutto cambiato, l’agenda improvvisamente si è svuotata, ma è nato un appuntamento fisso: ogni sera, calcolando il fuso orario che ci separa, scrivo in Montana, Stati Uniti.
Dall’altro lato dello schermo – un oceano a dividerci – c’è David Quammen, l’autore di Spillover, il testo che già nel 2012 aveva teorizzato una possibile pandemia incredibilmente simile a quella che tutti noi ormai conosciamo fin troppo bene.
Ed è per questo che non posso che consigliarvi il libro che più mi ha tenuto compagnia in queste settimane, facendomi sentire un po’ meno sola e smarrita di fronte a un groviglio doloroso di numeri e notizie a volte difficili da interpretare.
Perché Spilloverracconta nove casi in cui i virus sono passati dall’animale all’uomo tramite un salto di specie: uno spillover, appunto.
A metà tra saggio e reportage narrativo, nei sei anni che gli sono serviti per scriverlo Quammen – insieme ai maggiori scienziati di tutto il mondo – si è avventurato nelle foreste congolesi, nelle fattorie australiane, e – sì – anche negli wet market delle città cinesi.
Non solo: ha anche intervistato medici, sopravvissuti alle più disparate epidemie e semplici testimoni, raccontando con un ritmo serratissimo – quasi da thriller – una storia che è a tutti gli effetti un libro-antidoto, per avere un po’ meno paura.
Questo accade, quando le parole escono dalla pagina e incontrano la vita.
*Questo pezzo è stato pubblicato nella newsletter di Spiegamelo! Festival della Divulgazione.