Attraversare una soglia – seppur invisibile – è sempre un gesto catartico. Anche per un lettore, spesso, scegliere il primo libro dell’anno nuovo è un rito. C’è chi continua serenamente a leggere ciò che lo aveva accompagnato nelle ultime settimane prima delle vacanze. Chi invece parte agguerrito, con ferrei programmi di lettura (e chissà se li manterrà). E poi ci sono io, che mi affretto a finire – o a tentare di finire – entro il 31 dicembre tutti i libri in sospeso. Per far sì che il nuovo anno coincida con una nuova storia.
Allora, mi sono detta, perché non inaugurare il 2021 uscendo dai confini della propria comfort zone letteraria? Mi riprometto sempre di scoprire titoli di case editrici fuori dalle mie solite rotte, come ad esempio Mattioli 1885. Quindi quest’anno nuovo l’ho iniziato con «Montana 1948» di Larry Watson. Non sapevo nulla di questo autore o di questo libro. Ma quel Montana che campeggiava in copertina non mi ha lasciato scampo. Ho passato gran parte del 2020 calcolando mentalmente quale fosse il fuso orario del Montana (pur non avendoci mai messo piede). Il perché lo trovate scritto qui– se siete curiosi. Ma non divaghiamo.
Scrittura essenziale e scarna, «Montana 1948» – romanzo di formazione ambientato nel profondo West americano – racconta la storia dell’estate che cambierà per sempre la vita del dodicenne David Hayden. «Se fossi tornato in casa – in cucina, in camera mia – non avrei mai sentito la conversazione tra mio padre e mia madre e forse avrei vissuto la vita conservando un’illusione riguardo alla mia famiglia. E certamente non avrei potuto raccontare questa storia». Il padre Wesley è lo sceriffo del paese, mentre Frank, lo zio, è un eroe di guerra, medico stimatissimo. E allora le voci che girano su di lui? Sono solo falsità? Cosa c’entra in tutto questo Marie, la ragazza indiana che lavora in casa di David, di cui lui è innamorato come solo si può essere a dodici anni?
Mentre ero immersa nella lettura, all’improvviso i personaggi, gli ambienti e il Montana stesso hanno preso vita davanti ai miei occhi. Non erano solo i colori aspri della terra e vividi del cielo superbamente restituiti da Larry Watson, di cui non avevo mai letto niente, c’era qualcosa di più. Era quella precisa storia a parlarmi.
«Corsi a casa e mi arrampicai su un cumulo di neve verso la finestra del soggiorno. Volevo dare un’ultima occhiata, vedere com’era la nostra casa senza di noi. Se i miei genitori mi avessero chiesto che cosa stessi cercando, avevo già deciso che cosa avrei risposto. Fantasmi».
Crescere significa sempre tradire chi più ami, abbandonare il luogo della tua felice innocenza? È un proiettile che va dritto al cuore questo romanzo, conficcandosi dove fa più male: la famiglia, il senso di appartenenza a un luogo, la giustizia, la memoria, il tradimento, ciò che chiamiamo casa. Che partenza inaspettata e pazzesca, aveva in serbo per me il nuovo anno.
Il mio augurio per il 2021 dunque è questo: andate fuori rotta. Abbandonate ogni timore e buttatevi tra le pagine più impensate, inesplorate, lontane. Non sempre potranno restituirvi quello che state cercando. Ma spesso potranno svelarvi qualcosa su ciò di cui – se non aveste scelto quel libro – non avreste mai pensato di avere bisogno.
Con affetto, la vostra Francesca